Pubblicato in: Insegnamenti, Nozioni

Vi invito ad innamorarvi del Santissimo Sacramento dell’altare / 5

Vi invito ad innamorarvi del Santissimo Sacramento dell’altare / 5

L’ADORAZIONE PERPETUA

ORGANIZZARE L’ADORAZIONE PERPETUA

LA GRANDE MISSIONE DELL’ADORATORE

Il Coordinatore di Ora telefona agli adoratori, specificando loro quanto segue:

  • L’adoratore è il custode e intercessore, che rappresenta la sua famiglia, la Chiesa e l’umanità in quel tempo prezioso di adorazione, nel quale riceve anche molti benefici personali.
  • Deve firmare il registro delle presenze che serve per essere certi che non si creino vuoti nei turni di adorazione.
  • Deve venire cinque minuti prima del suo turno, per sistemarsi e porre la firma nel registro delle presenze ed evitare di farsi attendere dall’adoratore dell’ora precedente.
  • Non deve lasciare mai l’adorazione eucaristica, nella cappella dell’Adorazione Perpetua, nel giorno e nell’ora stabilita. Se per qualche ragione eccezionale si deve assentare una volta, deve trovare la sua provvisoria sostituzione, tra i suoi conoscenti, o familiari, anche se ci sono altri adoratori e deve avvertire il coordinatore di ora!
  • Non può assolutamente fare alcun cambiamento di ora, o giorno, senza averlo prima e per tempo concordato con il coordinatore di ora!
  • Non può trascorrere la sua ora di adorazione in un altro luogo, od in un altro giorno, o ora sostitutiva, perché la cappella di adorazione conta sulla presenza dei suoi adoratori, per non interrompere la preghiera.
  • Se per causa di forza maggiore è costretto ad abbandonare il suo impegno deve avvertire per tempo il coordinatore di ora, affinché organizzi la sostituzione.
  • Osservare se nei turni di adorazione ci sono altre persone ed invitarle ad impegnarsi a diventare anche loro adoratori. Invitare conoscenti a diventare adoratori stabili.

IMPORTANTE

Se la parrocchia fosse troppo piccola e la risposta dei fedeli troppo modesta, è bene coinvolgere altre parrocchie del vicinato. È utile fare uso di eventuali radio e TV locali, bollettini, cerchie di amici e conoscenti, passa-parola. È importante coinvolgere tutte le realtà locali presenti nella parrocchia: movimenti, associazioni, comunità è necessario coinvolgere comunità religiose e congregazioni, specie quelle con un carisma eucaristico, contemplativo, orante. È importante coinvolgere il più possibile il laicato, la cui ministerialità risalta proprio in una realtà come questa. Il presbitero trova grande sostegno spirituale ed incoraggiamento, inoltre è sollevato da qualsiasi responsabilità e impegno, se non di celebrare l’Eucaristia e confessare i molti fedeli che affluiranno nella cappella di Adorazione Eucaristica Perpetua. Di tanto in tanto dovrà incoraggiare i fedeli e formarli all’adorazione Eucaristica. Le comunità che più facilmente possono dare vita all’Adorazione Eucaristica Perpetua sono le parrocchie, perché i fedeli le frequentano sistematicamente e stabilmente. Sarebbe bello che più parrocchie si associassero e tutte ne trarrebbero beneficio. La domanda di qualcuno: Se i miei parrocchiani vanno in quella parrocchia li perderò è fuor di luogo, infatti torneranno col desiderio di fare lo stesso a casa loro e parteciperanno meglio alla vita della loro comunità.

KIT PARROCCHIA:

Scarica qui il kit per iniziare la cappella di AEP (file PDF) comprendente:

  • Moduli di adesione.
  • Traccia di annuncio.
  • Schema di Fascia Oraria.
  • Schema Settimanale.

Ulteriore materiale su http://www.adorazioneperpetua.it

.

Annunciazione del Signore

Annunciazione del Signore

IdM-Buona giornata!

Cari amici oggi è un grande giorno, è la festa dell’annuncio dell’angelo a Maria, ma anche la festa del Sì di Maria, infatti i religiosi festeggiano oggi la loro festa, la festa del loro sì. Questo ci fa riflettere in maniera particolare sul nostro sì: chiediamoci se abbiamo saputo ascoltare la voce di Dio nella nostra vita, se abbiamo saputo dire il nostro sì ed oggi rinnoviamolo con fede con coraggio. Offriamo in questa domenica particolare il nostro Rosario a Maria perchè lei ci guidi al nostro Sì quotidiano alla Volontà di Dio nella nostra vita.

Il contenuto dell’Annunciazione riguarda il Messia e al tempo stesso l’intimo rapporto tra Madre e Figlio, come si deduce dalle parole dell’angelo Gabriele: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta tra le donne… Lo Spirito Santo verrà sopra di te e la potenza dell’Altissimo ti renderà sotto la sua ombra per questo il bambino santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio“. E a motivo di questo intimo rapporto che Maria verrà chiamata “Madre di Dio”.
L’angelo usa il linguaggio dei profeti del Vecchio Testamento nelle loro profezie messianiche, iniziando con l’invito alla gioia e garantendo l’aiuto di Dio alla Vergine prescelta all’alta missione. Maria è oggetto delle compiacenze divine: il Signore è con lei, ha trovato grazia agli occhi dell’Altissimo, sarà vergine e Madre di Dio. Maria stessa riconosce nelle parole dell’angelo i termini profetici che preludono alla rivelazione concernente il Messia. Confrontando la profondità religiosa del fidente abbandono di Maria al volere divino con ciò che vi è di soprannaturale nello stesso annuncio, possiamo affermare che al momento della sua risposta definitiva, del “fiat”, in lei era già presente in maniera reale ciò che sarebbe diventato a poco a poco manifesto nel corso della sua vita, grazie al contatto col suo divin Figlio.

Nel momento dell’Annunciazione, Maria è la più alta espressione dell’attesa di Dio e del Messia nell’Antico Testamento; è la sintesi e il punto culminante dell’attesa messianica ebraica. E così che la vede S. Luca nel “Magnificat”; è così che la vede la patristica che va rivivendo nella teologia contemporanea.
A causa della grazia della sua nascita senza macchia e della sua consacrazione verginale a Dio, Maria è stata, nei confronti della luce della fede, d’una ricettività eccezionalmente squisita e delicata. Grazie a ciò, ella ha indicato, nella sua persona, l’apertura fondamentale e sempre più precisa in cui doveva sbocciare l’attesa dell’Antico Testamento per Jahvè-Salvatore“.

Pubblicato in: Nozioni, Vita dei Santi

Diamo un saluto al nostro caro amato Giovanni Paolo II °


Giovanni Paolo II

IdM-Buona giornata!

Ioannes Paulus PP. II
Karol Wojtyla
16.X.1978 – 2.IV.2005


jp ii stemma jp ii originale

Sua Santità Giovanni Paolo II

Breve Biografia

Karol Józef Wojtyla, divenuto Giovanni Paolo II con la sua elezione alla Sede Apostolica il 16 ottobre 1978, nacque a Wadowice, città a 50 km da Kraków (Polonia), il 18 maggio 1920. Era l´ultimo dei tre figli di Karol Wojtyla e di Emilia Kaczorowska, che morì nel 1929. Suo fratello maggiore Edmund, medico, morì nel 1932 e suo padre, sottufficiale dell´esercito, nel 1941. La sorella, Olga, era morta prima che lui nascesse.

Fu battezzato il 20 giugno 1920 nella Chiesa parrocchiale di Wadowice dal sacerdote Franciszek Zak; a 9 anni ricevette la Prima Comunione e a 18 anni il sacramento della Cresima. Terminati gli studi nella scuola superiore Marcin Wadowita di Wadowice, nel 1938 si iscrisse all´Università Jagellónica di Cracovia.

Quando le forze di occupazione naziste chiusero l´Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava ed, in seguito, nella fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.

A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall´Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha. Nel contempo, fu uno dei promotori del “Teatro Rapsodico”, anch´esso clandestino.

Dopo la guerra, continuò i suoi studi nel seminario maggiore di Cracovia, nuovamente aperto, e nella Facoltà di Teologia dell´Università Jagellónica, fino alla sua ordinazione sacerdotale avvenuta a Cracovia il 1̊ novembre 1946, per le mani dell´Arcivescovo Sapieha.

Successivamente fu inviato a Roma, dove , sotto la guida del domenicano francese P. Garrigou-Lagrange, conseguì nel 1948 il dottorato in teologia, con una tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce (Doctrina de fide apud Sanctum Ioannem a Cruce). In quel periodo, durante le sue vacanze, esercitò il ministero pastorale tra gli emigranti polacchi in Francia, Belgio e Olanda.

Nel 1948 ritornò in Polonia e fu coadiutore dapprima nella parrocchia di Niegowi´c, vicino a Cracovia, e poi in quella di San Floriano, in città. Fu cappellano degli universitari fino al 1951, quando riprese i suoi studi filosofici e teologici. Nel 1953 presentò all´Università cattolica di Lublino la tesi: “Valutazione della possibilità di fondare un’etica cristiana a partire dal sistema etico di Max Scheler”. Più tardi, divenne professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino.

Il 4 luglio 1958, il Papa Pio XII lo nominò Vescovo titolare di Ombi e Ausiliare di Cracovia. Ricevette l´ordinazione episcopale il 28 settembre 1958 nella cattedrale del Wawel (Cracovia), dalle mani dell´Arcivescovo Eugeniusz Baziak.

Il 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia da Papa Paolo VI, che lo creò e pubblicò Cardinale nel Concistoro del 26 giugno 1967, del Titolo di S. Cesareo in Palatio, Diaconia elevata pro illa vice a Titolo Presbiterale.

Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965) con un contributo importante nell´elaborazione della costituzione Gaudium et spes. Il Cardinale Wojtyla prese parte anche alle 5 assemblee del Sinodo dei Vescovi anteriori al suo Pontificato.

I Cardinali, riuniti in Conclave, lo elessero Papa il 16 ottobre 1978.. Prese il nome di Giovanni Paolo II e il 22 ottobre iniziò solennemente il ministero Petrino, quale 263° successore dell´Apostolo. Il suo pontificato è stato uno dei più lunghi della storia della Chiesa ed è durato quasi 27 anni.

Giovanni Paolo II ha esercitato il suo ministero con instancabile spirito missionario, dedicando tutte le sue energie sospinto dalla sollecitudine pastorale per tutte le Chiese e dalla carità aperta all´umanità intera. I suoi viaggi apostolici nel mondo sono stati 104. In Italia ha compiuto 146 visite pastorali. Come Vescovo di Roma, ha visitato 317 parrocchie (su un totale di 333).

Più di ogni Predecessore ha incontrato il Popolo di Dio e i Responsabili delle Nazioni: alle Udienze Generali del mercoledì (1166 nel corso del Pontificato) hanno partecipato più di 17 milioni e 600 mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose [più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell´anno 2000], nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo. Numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come pure le 246 udienze e incontri con Primi Ministri.

Il suo amore per i giovani lo ha spinto ad iniziare, nel 1985, le Giornate Mondiali della Gioventù. Le 19 edizioni della GMG che si sono tenute nel corso del suo Pontificato hanno visto riuniti milioni di giovani in varie parti del mondo. Allo stesso modo la sua attenzione per la famiglia si è espressa con gli Incontri mondiali delle Famiglie da lui iniziati a partire dal 1994.

Giovanni Paolo II ha promosso con successo il dialogo con gli ebrei e con i rappresentati delle altre religioni, convocandoli in diversi Incontri di Preghiera per la Pace, specialmente in Assisi.

Sotto la sua guida la Chiesa si è avvicinata al terzo millennio e ha celebrato il Grande Giubileo del 2000, secondo le linee indicate con la Lettera apostolica Tertio millennio adveniente.. Essa poi si è affacciata al nuovo evo, ricevendone indicazioni nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, nella quale si mostrava ai fedeli il cammino del tempo futuro.

Con l´Anno della Redenzione, l´Anno Mariano e l´Anno dell´Eucaristia, Giovanni Paolo II ha promosso il rinnovamento spirituale della Chiesa.

Ha dato un impulso straordinario alle canonizzazioni e beatificazioni, per mostrare innumerevoli esempi della santità di oggi, che fossero di incitamento agli uomini del nostro tempo: ha celebrato 147 cerimonie di beatificazione – nelle quali ha proclamato 1338 beati – e 51 canonizzazioni, per un totale di 482 santi. Ha proclamato Dottore della Chiesa santa Teresa di Gesù Bambino.

Ha notevolmente allargato il Collegio dei Cardinali, creandone 231 in 9 Concistori (più 1 in pectore, che però non è stato pubblicato prima della sua morte). Ha convocato anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio.

Ha presieduto 15 assemblee del Sinodo dei Vescovi: 6 generali ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990; 1994 e 2001), 1 assemblea generale straordinaria (1985) e 8 assemblee speciali (1980, 1991, 1994, 1995, 1997, 1998 [2] e 1999).

Tra i suoi documenti principali si annoverano 14 Lettere encicliche, 15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche.

Ha promulgato il Catechismo della Chiesa cattolica, alla luce della Tradizione, autorevolmente interpretata dal Concilio Vaticano II. Ha riformato i Codici di diritto Canonico Occidentale e Orientale, ha creato nuove Istituzioni e riordinato la Curia Romana.

A Papa Giovanni Paolo II, come privato Dottore, si ascrivono anche 5 libri: “Varcare la soglia della speranza” (ottobre 1994); “Dono e mistero: nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio” (novembre 1996); “Trittico romano”, meditazioni in forma di poesia (marzo 2003); “Alzatevi, andiamo!” (maggio 2004) e “Memoria e Identità” (febbraio 2005).

Giovanni Paolo II è morto in Vaticano il 2 aprile 2005, alle ore 21.37, mentre volgeva al termine il sabato e si era già entrati nel giorno del Signore, Ottava di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia.

Da quella sera e fino all´8 aprile, quando hanno avuto luogo le Esequie del defunto Pontefice, più di tre milioni di pellegrini sono confluiti a Roma per rendere omaggio alla salma del Papa, attendendo in fila anche fino a 24 ore per poter accedere alla Basilica di San Pietro.

Il 28 aprile successivo, il Santo Padre Benedetto XVI ha concesso la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l´inizio della Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. La Causa è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale per la diocesi di Roma.

Il 1° maggio 2011 Papa Benedetto XVI (ora Papa emerito) lo ha dichiarato Beato.

Il 27 aprile 2014, Festa della Divina Misericordia, Papa Francesco lo ha dichiarato Santo insieme a Papa Giovanni XXIII.

Pubblicato in: Insegnamenti, Nozioni, Preghiere

Madonna dell’Arco (Lunedi’ dell’Angelo, celebrazione mobile)

Madonna dell’Arco

IdM-Buona giornata!

Tra i tanti Santuari che costellano il territorio italiano, dedicati alla Madonna e fra i tanti titoli che le sono stati attribuiti nei secoli, ve n’è uno che la venera sotto il titolo di Madonna dell’Arco.
Il Santuario omonimo e il culto popolare tributatole fa parte dei tre maggiori poli della devozione mariana in Campania: Madonna del Rosario di Pompei, Madonna di Montevergine e Madonna dell’Arco.
L’inizio del culto è legato ad un episodio avvenuto verso la metà del XV secolo; era un lunedì di Pasqua, il giorno della cosiddetta “Pasquetta”, cioè la famosa gita fuori porta di una volta e nei pressi di Pomigliano d’Arco, alcuni giovani stavano giocando in un campetto a “palla a maglio”, oggi diremmo a bocce; ai margini del campetto sorgeva un’edicola sulla quale era dipinta una immagine della Madonna con il Bambino Gesù, ma più propriamente era dipinta sotto un arco di acquedotto; da questi archi vengono i nomi di Madonna dell’Arco e Pomigliano d’Arco.
Nello svolgersi del gioco, la palla finiva contro un vecchio tiglio, i cui rami ricoprivano in parte il muro affrescato, il giocatore che aveva sbagliato il colpo, in pratica perse la gara; al colmo dell’ira il giovane riprese la palla e bestemmiando la scagliava violentemente contro l’immagine sacra, colpendola sulla guancia che prese a sanguinare.
La notizia del miracolo si diffuse nella zona, arrivando fino al conte di Sarno, un nobile del luogo, con il compito di “giustiziere”; dietro il furore del popolo, il conte imbastì un processo contro il giovane bestemmiatore, condannandolo all’impiccagione.
La sentenza fu subito eseguita e il giovane venne impiccato al tiglio vicino all’edicola, che però due ore dopo ancora con il corpo penzolante, rinsecchì sotto lo sguardo della folla sbigottita.
Questo episodio miracoloso suscitò il culto alla Madonna dell’Arco, che si sparse subito in tutta l’Italia Meridionale; folle di fedeli accorsero verso il luogo del prodigio, per cui fu necessario costruire con le offerte dei fedeli, una cappella per proteggere la sacra immagine dalle intemperie.
Un secolo dopo il 2 aprile 1589, avvenne un secondo episodio prodigioso, era anche questa volta un lunedì dopo Pasqua, ormai consacrato alla festa della Madonna dell’Arco e una donna -certa Aurelia Del Prete- che dalla vicina S. Anastasia, oggi Comune a cui appartiene la zona di Madonna dell’Arco, si stava recando alla cappella per ringraziare la Madonna, sciogliendo così un voto fatto dal marito, guarito da una grave malattia agli occhi.
Mentre avanzava lentamente nella folla dei fedeli, le scappò di mano un porcellino che aveva acquistato alla fiera, nel cercare di prenderlo, sfuggente fra le gambe della gente, ebbe una reazione inconsulta, giunta davanti alla chiesetta, gettò a terra l’ex voto del marito, lo calpestò maledicendo la sacra immagine, chi l’aveva dipinta e chi la venerava.
La folla inorridì, il marito cercò invano di fermarla, minacciandole la caduta dei piedi, con i quali aveva profanato il voto alla Madonna; le sue parole furono profetiche, la sventurata cominciò ad avere dolori atroci ai piedi che si gonfiavano e annerivano a vista d’occhio.
Nella notte tra il 20 e 21 aprile 1590, notte di venerdì santo, “senza più dolore e senza una goccia di sangue” si staccò di netto un piede e durante il giorno anche l’altro. I piedi furono esposti in una gabbietta di ferro e ancora oggi sono visibili nel Santuario, perché la grande risonanza dell’avvenimento, fece affluire una grande folla di pellegrini, devoti, curiosi, che volevano vederli; con loro arrivarono le offerte, si rese necessario costruire una grande chiesa, di cui fu nominato rettore s. Giovanni Leonardi da parte del papa Clemente VIII.
Il 1° maggio 1593 fu posta la prima pietra dell’attuale Santuario e già dall’anno seguente subentrarono a gestirlo e lo sono tuttora, i padri Domenicani. Il tempio sorse tutto intorno alla cappellina della Madonna, la quale fu anch’essa restaurata ed abbellita con marmi, nel 1621; l’immagine dopo questi lavori, fu in parte coperta da un marmo, per cui per tutto questo tempo è rimasta visibile solo la parte superiore dell’affresco, il mezzo busto della Madonna e del Bambino; recentissimi lavori hanno riportato alla luce e alla venerazione dei fedeli l’intera immagine.
Vari prodigi si sono ripetuti intorno alla sacra effige, che riprese a sanguinare nel 1638 per diversi giorni, nel 1675 la si vide circondata da stelle, fenomeno osservato anche dal papa Benedetto XIII.
Il Santuario raccoglie nelle sue sale e sulle pareti, migliaia di ex voto d’argento, ma soprattutto migliaia di tavolette votive dipinte, rappresentanti i miracoli ricevuti dagli offerenti, che costituiscono oltre la testimonianza della devozione, una interessantissima carrellata storica e di costume dei secoli trascorsi.
Il culto della Madonna dell’Arco è sostenuto da antica devozione popolare, propagata da Associazioni laicali, sparse in tutta la zona campana, ma soprattutto napoletana, i suoi componenti si chiamano “battenti” o “fujenti” cioè coloro che fuggono, corrono; le Compagnie di questi devoti sono dette “paranze” e hanno un’organizzazione con sedi, presidenti, tesorieri, portabandiera e soci.
Hanno bandiere, labari, vestono di bianco, uomini, donne e bambini, con una fascia rossa e blu a tracolla, che li caratterizza.. Organizzano pellegrinaggi, di solito il lunedì dell’Angelo, che partendo dai vari luoghi dove hanno sede, portano dei simulacri a spalla abbastanza grandi da impiegare trenta, quaranta uomini e sempre tutti a piedi e a volta di corsa, percorrono molti km per convergere al Santuario, molti sono a piedi nudi; lungo la strada si raccolgono offerte per il Santuario, cosa che fanno già da un paio di mesi prima, girando a gruppi con bandiere, banda musicale e vestiti devozionali per i rioni, quartieri e strade di città e paesi.
Ma se il Santuario con l’annesso grandioso convento dei Domenicani è il centro del culto, in molte strade ed angoli di Napoli e dei paesi campani, sono sorte cappelline, edicole, chiese dedicate alla Madonna dell’Arco, che ognuno si fa carico di custodire, accudire e abbellire, così da continuare la devozione tutto l’anno e vicino alla propria casa.

PREGHIERA

O Maria, accoglimi sotto il Tuo Arco potente e proteggimi!

Invocata con questo titolo da oltre cinque secoli, Tu spieghi aperto e solenne l’affetto di Madre,

la potenza e la misericordia di Regina verso gli afflitti.

Io, pieno di fede, così ti invoco:

amami come Madre, proteggimi come Regina,

solleva i miei dolori, o Misericordiosa!

Ave, Ave, Maria!

Santa Maria dell’Arco, prega per noi!

per maggiori informazioni: http://www.madonnadellarco.it


Pubblicato in: Festività, Nozioni

Il Signore Gesù è risorto! Alleluja!

Il Signore Gesù è risorto!
Alleluja!!

IdM-Buona giornata!
la20r2
cid 004e01cad175f32864d0c93ed51740acer13db0a52d9

Con grande gioia vi auguriamo una santa Pasqua di Risurrezione!

cid 004e01cad175f32864d0c93ed51740acer13db0a52d9

Fratelli e Sorelle carissimi,
la Parola e il Pane dell’Eucaristia,
mistero e dono della Pasqua,
restano nei secoli come memoria perenne
della passione, morte e risurrezione di Cristo!
Anche noi oggi, Pasqua di Risurrezione,
con tutti i cristiani del mondo ripetiamo:
Gesù, crocifisso e risorto, rimani con noi!
Resta con noi, amico fedele e sicuro sostegno
dell’umanità in cammino sulle strade del tempo!
Tu, Parola vivente del Padre,
infondi fiducia e speranza in quanti cercano
il senso vero della loro esistenza.
Tu, Pane di vita eterna, nutri l’uomo
affamato di verità, di libertà, di giustizia e di pace.

Giovanni Paolo II – Urbi et Orbi 2005

Uniamoci alla gioia della nostra Mamma Celeste!
da tutto lo Staff “Innamorati di Maria”


Pubblicato in: Insegnamenti, Nozioni

Apparizione di Gesù risorto alla Madonna


Apparizione di Gesù Risorto alla Madonna

IdM-Buona giornata!

Il Vangelo non fa nessun accenno all’apparizione di Gesù risorto alla Madonna. Tuttavia è consenso unanime dei Santi Padri della Chiesa e comune opinione dei Teologi e dei fedeli che Gesù, appena risuscitato, sia apparso, prima che ad ogni altro, alla sua Santissima Madre. Sant’Ambrogio afferma che «Maria fu la prima nel vedere e la prima nel credere alla Risurrezione «di Cristo» (De Virg, 1, 3). «Maria – scrive San Bernardo – prima fra tutti, vide il Signore risuscitato » (Sermo de Resurr. Dom.). La stessa cosa testimoniano tanti altri Santi e Dottori della Chiesa. L’apparizione di Cristo risorto alla sua Santa Madre la possiamo provare soltanto con ragioni di convenienza. Era conveniente che Gesù manifestasse alla Madonna la gioia della sua risurrezione:

– per il grande amore che portava la Vergine a Gesù in qualità di Madre e di discepola fedele;

– per il tenerissimo e filiale affetto di Gesù verso di Lei;

– per un giusto compenso ai tanti dolori sofferti durante la Passione e Morte di Gesù;

– come premio della sua fede e costanza nel credere contro ogni dubbio alla risurrezione del Figlio.

I quaranta giorni che vanno dalla risurrezione di Gesù fino all’Ascensione al cielo furono giorni indimenticabili, i più belli vissuti dalla Madonna sulla terra. Furono giorni di Paradiso in cui potè spesso godere della dolce presenza del suo Figlio risorto e partecipare della sua gloria. Furono giorni di gioia piena per il Cuore di Maria, perchè non più turbati da angosciose preoccupazioni per la vita di Gesù.

La Tradizione antica e unanime degli scrittori e dottori della Chiesa ritiene che la Madonna fosse presente al momento dell’Ascensione di Gesù al cielo. Non era possibile che in quell’ora solenne Gesù lasciasse la terra senza salutare la Madre, senza sentire per l’ultima volta i palpiti di quel Cuore materno che per tanti anni aveva seguito con ansia e trepidazione i momenti più belli e drammatici (da Betlem al Calvario) della sua vita terrena.

Al momento del distacco, dell’estremo saluto, dell’ultimo suo sguardo a Gesù prima di salire al cielo, la Madonna provò sentimenti di dolore e di gioia insieme. Il dolore fu causato dalla perdita di Gesù. Se l’ora della separazione da una persona amata è sempre dolorosa, quanto più terribile fu per la Vergine il momento del distacco da Gesù. Il pensiero di doversi separare per sempre dal Figlio, di non poterlo più rivedere sulla terra aumentò la sofferenza al suo Cuore. Ma l’amarezza di quel distacco venne mitigato dalla gioia del trionfo. Gesù saliva al cielo vittorioso e trionfante, dopo aver sconfitto per sempre il peccato, la morte e satana.

Pubblicato in: Insegnamenti, Nozioni

Domenica di Pasqua: Cristo ha vinto la morte

Domenica di Pasqua

IdM-Buona giornata!

Domenica di Pasqua: Cristo ha vinto la morte

Passato il sabato, Maria di Mágdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole“. Così S. Marco comincia il racconto degli avvenimenti di quell’alba di duemila anni fa, la prima Pasqua cristiana.
Gesù era stato sepolto. Agli occhi degli uomini la sua vita e il suo messaggio si erano conclusi nel più assoluto insuccesso. I suoi discepoli, confusi e intimoriti, si erano dispersi. Le stesse donne che vanno a compiere un atto di pietà si domandano l’un l’altra: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro? Eppure, -fa notare san Josemaría Escrivá,- vanno avanti… Tu e io, siamo pure vacillanti? Siamo santamente determinati, oppure dobbiamo confessare di provare vergogna nel constatare la decisione, il coraggio, l’audacia di queste donne?“.
Compiere la volontà di Dio, essere fedeli alla legge di Cristo, vivere coerentemente la nostra fede, può sembrare a volte molto difficile. Ci sono ostacoli che sembrano insuperabili. Tuttavia, non è così. Dio vince sempre. L’epopea di Gesù di Nazaret non termina con la sua morte ignominiosa sulla Croce. L’ultima parola è quella della Risurrezione gloriosa. E noi cristiani, nel Battesimo, siamo morti e risuscitati con Cristo: morti al peccato e vivi per Dio. “Oh, Gesùdiciamo con il Santo Padre Giovanni Paolo II-, come non ringraziarTi per il dono ineffabile che in questa notte ci elargisci? Il mistero della tua Morte e della tua Risurrezione si trasfonde nell’acqua battesimale che accoglie l’uomo antico e carnale e lo rende puro della stessa giovinezza divina(Omelia, 15-IV-2001).
Oggi la Chiesa, piena di gioia, esclama: Questo è il giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci! È un grido di giubilo che durerà cinquanta giorni, per tutto il tempo pasquale, quasi un’eco delle parole di S. Paolo: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!“.
È logico pensare, con la Tradizione della Chiesa, che Gesù, una volta risuscitato, sia apparso per prima cosa alla sua Santissima Madre. Che ciò non venga narrato nei racconti evangelici delle apparizione alle sante donne è, secondo Giovanni Paolo II, un indizio che la Madonna si era già incontrata con Gesù. “Questa deduzioneaggiunge il Papa- troverebbe conferma anche nel dato che le prime testimoni della Risurrezione, per volere di Gesù, sono state le donne, le quali erano rimaste fedeli ai piedi della Croce, e quindi più salde nella fede(Udienza, 21-V-1997). Solo Maria aveva conservato pienamente la fede, durante le ore amare della Passione; dunque, è logico che il Signore apparisse in primo luogo a Lei.
Dobbiamo restare sempre vicino alla Vergine, ma soprattutto nel tempo pasquale, e imparare da Lei. Quale non fu la sua attesa della Risurrezione! Sapeva che Gesù era venuto a salvare il mondo e per tanto che doveva patire e morire; ma sapeva anche che non poteva restare soggetto alla morte, perché era la Vita.
Un buon modo di vivere la Pasqua è quello di impegnarci per rendere anche gli altri partecipi della vita di Cristo, compiendo con zelo il comandamento nuovo della carità, che il Signore ci dette la vigilia della sua Passione: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri. Cristo risuscitato lo ripete ora a ciascuno di noi. Ci dice: amatevi davvero gli uni gli altri, sforzatevi tutti i giorni di servire gli altri, pronti anche a fare le cose più minute pur di rendere piacevole la vita a quanti convivono con voi.
Ma torniamo all’incontro di Gesù con la sua Santissima Madre. Come sarà stata contenta la Madonna nel contemplare l’Umanità Santissima, carne della sua carne e vita della sua vita, pienamente glorificata! Chiediamole che ci insegni a sacrificarci per gli altri senza farlo notare, senza neppure sperare che ci ringrazino: dobbiamo ambire di passare inosservati, per possedere così la vita di Dio e trasmetterla agli altri. Oggi le rivolgiamo il Regina Coeli, il saluto proprio del tempo pasquale: Regina dei cieli, rallegrati, alleluja / Cristo, che hai portato nel grembo, alleluja / È risorto, come aveva promesso, alleluja / Prega il Signore per noi, alleluja / Rallegrati, Vergine Maria, alleluja / Il Signore è veramente risorto, alleluja.

fonte: www.opusdei.it

Pubblicato in: Insegnamenti, Nozioni

Vi invito ad innamorarvi del Santissimo Sacramento dell’altare / 2

Vi invito ad innamorarvi del Santissimo Sacramento dell’altare / 2

QUANDO SI ADORA?

In ogni momento del giorno, o della notte; nella gioia più profonda, o nel dolore più acuto. Con la pace nel cuore, o nel colmo dell’angoscia. All’inizio della vita, o alla fine. Quando si hanno energie e quando non ce la facciamo più; in piena salute, o nella malattia. Quando il nostro spirito trabocca d’amore, o nel colmo dell’aridità. Prima di decisioni importanti, o per ringraziare Dio di averle prese. Quando siamo forti, o quando siamo deboli. Nella fedeltà, o nel peccato. “Pregate inoltre incessantemente, con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti”… Ef 6:18

10 RAGIONI PER ADORARE

  • Perché solo Dio è degno di ricevere tutta la nostra lode e la nostra adorazione per sempre.
  • Per dire grazie a Dio per tutto ciò che ci ha donato da prima che esistessimo.
  • Per entrare nel segreto dell’amore di Dio, che ci si svela quando siamo davanti a lui.
  • Per intercedere per tutta l’umanità.
  • Per trovare riposo e lasciarci ristorare da Dio.
  • Per chiedere perdono per i nostri peccati e per quelli del mondo intero.
  • Per pregare per la pace e la giustizia nel mondo e l’unità tra tutti i Cristiani.
  • Per chiedere il dono dello Spirito Santo per annunciare il Vangelo in tutte le nazioni.
  • Per pregare per i nostri nemici e per avere la forza di perdonarli.
  • Per guarire da ogni nostra malattia, fisica e spirituale e avere la forza per resistere al male.

 

PERCHÉ ADORAZIONE PERPETUA?

In cielo le schiere degli Angeli e dei Santi, uniti in eterna esultanza cantano ad una sola voce la santità di Dio e Gli prestano servizio giorno e notte. Pertanto l’Adorazione in Cielo è Perpetua e quindi, se vogliamo entrare nella dimensione dell’Eternità e sperimentare già da ora il nostro destino finale, le nostre comunità cristiane devono diventare vere scuole di preghiera e permettere ai fedeli di vivere questa, che è la dimensione più vera dell’esistere.

Per quale motivo infatti le chiese dovrebbero essere chiuse: forse che il nostro Dio si riposa? Ci sono forse momenti in cui nessuno ha bisogno dell’aiuto e del conforto di Dio? Ci sono forse tempi in cui il male cessa di operare? Ci sono forse momenti in cui nessuno lavora? Ormai la nostra vita ha sempre di più ritmi incessanti di azione, di giorno e di notte, similmente bisogna che ci siano spazi di altrettanto incessante preghiera. Basta solo organizzarsi e riprendere possesso di quegli spazi, che altrimenti vengono immancabilmente conquistati dal male!

2-continua…

Pubblicato in: Insegnamenti, Nozioni

Sabato santo: giorno di silenzio e di conversione

Sabato santo

IdM-Buona giornata!

Sabato santo: giorno di silenzio e di conversione

Ognuno di noi può unirsi al silenzio della Chiesa. Nel considerare che siamo responsabili di questa morte, ci sforzeremo affinché tacciano le nostre passioni, le nostre ribellioni, tutto ciò che ci allontana da Dio…
Parole di mons. Javier Echevarría, prelato dell’Opus Dei

Oggi nella Chiesa è un giorno di silenzio: Cristo giace nel sepolcro e la Chiesa medita, ammirata, ciò che Nostro Signore ha fatto per noi. Taci, per imparare dal Maestro, contemplando il suo corpo disfatto.
Ognuno di noi può unirsi al silenzio della Chiesa. Nel considerare che siamo responsabili di questa morte, ci sforzeremo affinché tacciano le nostre passioni, le nostre ribellioni, tutto ciò che ci allontana da Dio. Ma senza stare passivi: è una grazia che Dio ci concede quando gliela chiediamo davanti al Corpo morto di suo Figlio, quando ci impegniamo a togliere tutto ciò che ci allontana da Lui.
Il Sabato Santo non è una giornata triste. Il Signore ha sconfitto il demonio e il peccato e tra poche ore vincerà anche la morte con la sua gloriosa Risurrezione. Ci ha riconciliato con il Padre celeste: ora siamo figli di Dio! È necessario fare propositi di gratitudine, avere la certezza che supereremo tutti gli ostacoli, di qualsiasi tipo siano, se ci manterremo ben uniti a Gesù con l’orazione e con i sacramenti.
Il mondo ha fame di Dio, anche se certe volte non lo sa. Le persone desiderano ascoltare questa realtà gioiosa l’incontro con il Signore -, e questo è il compito di noi cristiani. Dobbiamo avere il coraggio di due uomini Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea -, che durante la vita di Gesù mostrarono rispetti umani, ma al momento decisivo osarono chiedere a Pilato il corpo morto di Gesù per dargli sepoltura. Oppure quello delle sante donne che, quando Cristo è ormai un cadavere, comprano aromi e vanno a imbalsamarlo, senza paura dei soldati che custodivano il sepolcro.

Nell’ora della sbandata generale, quando tutti si sono sentiti in diritto di insultare, deridere e beffarsi di Gesù, essi vanno a dire: dateci quel Corpo, che ci appartiene. Con quale cura lo avranno fatto discendere dalla Croce e avranno osservato le sue Piaghe! Chiediamo perdono e diciamo, con parole di san Josemaría Escrivá: Andrò con loro ai piedi della Croce, mi stringerò al Corpo freddo, cadavere di Cristo, con il fuoco del mio amore…, lo schioderò con le mie riparazioni e le mie mortificazioni…, lo avvolgerò nel lenzuolo nuovo della mia vita limpida e lo seppellirò nel mio petto di roccia viva, da dove nessuno me lo potrà togliere, e lì, Signore, riposa!
Si capisce bene perché hanno posato il corpo morto del Figlio nelle braccia della Madre, prima di dargli sepoltura… Maria era l’unica creatura capace di dirgli che capisce perfettamente il suo Amore per gli uomini, perché non è stata Lei la causa di quei dolori. La Vergine Purissima parla per noi; ma parla per farci reagire, perché proviamo il suo dolore, divenuto una sola cosa con il dolore di Cristo.

Ricaviamone propositi di conversione e di apostolato, di una maggiore identificazione con Cristo, completamente a servizio delle anime. Chiediamo al Signore di trasmetterci l’efficacia salvifica della sua Passione e della sua Morte. Consideriamo il panorama che si presenta ai nostri occhi. La gente che ci sta intorno si aspetta che noi cristiani facciamo scoprire loro le meraviglie dell’incontro con Dio. È necessario che questa Settimana Santa e poi tutti i giorni sia per noi un salto di qualità, un modo di dire al Signore di entrare completamente nella nostra vita. Dobbiamo comunicare a molte persone la Vita nuova che Cristo ci ha ottenuto con la Redenzione.
Incidiamo bene nella nostra memoria le scene della Passione e Morte di nostro Signore. Conserviamole nel cuore. E nell’ora della prova, della sofferenza, della difficoltà, pensiamo che Gesù ha trionfato definitivamente: aspetta solo che lo seguiamo, che lo amiamo, che ci identifichiamo con Lui, passando, come Lui, attraverso il sacrificio.
Ricorriamo a Santa Maria: Vergine della Solitudine, Madre di Dio e Madre nostra, aiutaci a comprendere scrive san Josemaría Escrivá che dobbiamo fare diventare vita nostra la vita e la morte di Cristo. Morire con la mortificazione e la penitenza, affinché Cristo viva in noi grazie all’Amore. Seguire poi i passi di Cristo, col desiderio di corredimere tutte le anime. Dare la vita per gli altri. Solo così si vive la vita di Gesù Cristo e diventiamo una sola cosa con Lui.

fonte: www.opusdei.it

Pubblicato in: Insegnamenti, Nozioni

Venerdì santo: la Passione del Signore

Venerdì santo

IdM-Buona giornata!

Venerdì santo: la Passione del Signore

Ognuno di noi deve vedersi in mezzo a quella folla, perché sono stati i nostri peccati la causa dell’immenso dolore che si abbatte sull’anima e sul corpo del Signore…
Parole di mons. Javier Echevarría, prelato dell’Opus Dei


Oggi vogliamo stare con Cristo sulla Croce. Ricordo alcune parole di san Josemaría Escrivá, un Venerdì Santo. Ci invitava a rivivere personalmente le ore della Passione; dall’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi fino alla flagellazione, all’incoronazione di spine e alla morte in Croce. Legata l’onnipotenza di Dio per mano di uomo diceva quel santo sacerdote -, portano il mio Gesù da una parte all’altra, tra gli insulti e gli spintoni della plebe. Ognuno di noi deve vedersi in mezzo a quella folla, perché sono stati i nostri peccati la causa dell’immenso dolore che si abbatte sull’anima e sul corpo del Signore. Sì, ognuno di noi trascina Cristo, diventato un oggetto di burla, da una parte all’altra… Siamo noi con i nostri peccati, quelli che reclamano a gran voce la sua morte. Ed Egli, perfetto Dio e perfetto Uomo, lascia fare. Lo aveva predetto il profeta Isaia: Maltrattato non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori.

È giusto che sentiamo la responsabilità dei nostri peccati. È logico che siamo molto riconoscenti a Gesù. È naturale che cerchiamo il modo di riparare, perché alle nostre manifestazioni di poco amore Egli risponde sempre con un amore totale. In questo tempo della Settimana Santa, vediamo il Signore più vicino, più simile agli uomini, suoi fratelli. Meditiamo queste parole di Giovanni Paolo II: “Chi crede in Gesù porta la Croce in trionfo, come prova inoppugnabile che Dio è amore… Ma la fede in Cristo non si dà mai per scontata. Il mistero pasquale, che riviviamo nei giorni della Settimana Santa, è sempre attuale. Noi siamo oggi i contemporanei del Signore e, come la gente di Gerusalemme, come i discepoli e le donne, siamo chiamati a decidere se rimaniamo con Lui o fuggiamo, o siamo dei semplici spettatori della sua morte” (Omelia, 24-III-2002).

Qual è la nostra reazione? Guardiamo Gesù sputacchiato, malmenato, frustato, esausto, pieno di ferite…. Ognuna di queste piaghe è come una bocca attraverso la quale ci dice: non mi ferire più! Trattami un po’ meglio. Da’ testimonianza del mio amore con la tua vita limpida, con la tua preoccupazione per gli altri, col tuo sacrificio gioioso. Supera la paura di soffrire. Finché camminiamo sulla terra, il dolore è il nostro compagno di viaggio, il prezzo con cui possiamo comprare il tesoro della beatitudine eterna. In questa Settimana Santa chiediamo a Gesù che nella nostra anima si risvegli la coscienza di essere uomini e donne veramente cristiani, perché viviamo al cospetto di Dio e, con Dio, al cospetto di tutte le persone.

Non lasciamo che il Signore porti da solo la Croce. Accettiamo con gioia i piccoli sacrifici di ogni giorno; dobbiamo ascoltare, sorridere, comprendere, giustificare, aiutare chi si trova nel bisogno. Così aiuteremo Cristo. Mettiamo a frutto la capacità di amare che Dio ci ha concesso, per rendere concreti i propositi, senza limitarci a un semplice sentimentalismo. Diciamo sinceramente: Signore, basta!, basta! Chiediamo con fede che noi e tutte le persone della terra scopriamo la necessità di odiare il peccato mortale e di aborrire il peccato veniale deliberato, che tanto hanno fatto soffrire il nostro Dio.

Quanto è grande la potenza della Croce! Quando Cristo è oggetto di irrisione e di sberleffi da parte di tutti; quando è sul Legno e non desidera liberarsi dei chiodi; quando nessuno darebbe un centesimo per la sua vita, il buon ladrone, uno come noi, scopre l’amore di Cristo agonizzante e chiede perdono. Oggi sarai con me nel Paradiso. Che forza ha la sofferenza, quando la si accetta accanto a Nostro Signore! È capace, dalle situazioni più dolorose, di ricavare momenti di gloria e di vita… Quell’uomo che si rivolge a Cristo agonizzante, trova la remissione dei peccati, la felicità eterna. Noi dobbiamo fare lo stesso. Se superiamo la paura della Croce, se ci uniamo a Cristo sulla Croce, riceveremo la sua grazia, la sua forza, la sua efficacia. E ci riempiremo di pace.

Ai piedi della Croce scopriamo Maria, Vergine fedele. Chiediamole, in questo Venerdì Santo, di prestarci il suo amore e la sua fortezza, affinché anche noi sappiamo tenere compagnia a Gesù. Ci rivolgiamo a Lei con le parole di san Josemaría Escrivá, che hanno aiutato milioni di persone: “Di’: Madre mia tua, perché sei suo per molti titoli -, il tuo amore mi leghi alla Croce di tuo Figlio: non mi manchi la Fede, né il coraggio, né l’audacia, per compiere la volontà del nostro Gesù”.

fonte: www.opusdei.it